Ultimo aggiornamento 01/07/2023
La letteratura descrive casi di donne con eccessivo aumento di Lactobacilli acidofili, nota come lattobacillosi vaginale, situazione che provoca un’elevata acidificazione dell’ambiente vaginale, con conseguente lisi delle cellule epiteliali che prende il nome di vaginosi citolitica. La sintomatologia (leucorrea, prurito, bruciore, vulvodinia, dispareunia, eritema della mucosa vaginale) imita una vaginite micotica e con essa la lattobacillosi è spesso confusa dal ginecologo esaminatore. Dovremmo sospettare la lattobacillosi vaginale soprattutto in quelle donne con diagnosi di candidosi vaginale ricorrente, con poca o nessuna risposta alla terapia antimicotica.
Occorre ricordare tre osservazioni:
- I lattobacilli acidofili sono anche in grado di produrre tossine specifiche, che possono causare la lisi delle cellule vaginali;
- tossine specifiche con attività citolitica sono state attualmente identificate anche in diversi batteri vaginali come la gardnerella vaginalis che secerne la vaginolisina, un citolitico specifico dell’epitelio vaginale.
- Esistono anche situazioni in cui si ritrovano contemporaneamente sia la micosi che la lattobacillosi vaginale.
In caso di difficoltà diagnostica clinica sarebbe opportuno esaminare al M. O. uno striscio vaginale che evidenzierà una scarsa presenza di miceti e agenti patogeni (trichomonas, gardnerella, enterococchi, etc) contro una presenza molto abbondante di lattobacilli acidofili.
La biopsia della mucosa vaginale evidenzia lisi delle cellule epiteliali: frammentazione cellulare e nuclei liberi per lisi cellulare, oltre a un gran numero di lattobacilli acidofili. La citolisi è il prodotto dell’abbondante presenza di fluoro, probabilmente dovuta alla maggiore quantità di acido lattico, nonché alla maggiore produzione di acqua ossigenata. I lattobacilli attaccati alle cellule frammentate possono essere confusi con le cosiddette “clue cells” della vaginosi batterica. Il pH vaginale non è mai >4.
Il trattamento per controllare la sovrappopolazione di lattobacilli si avvale dell’uso di antibiotici. Invece per controllare il pH sono state utilizzate lavande con bicarbonato di sodio (1/2 cucchiaino disciolto in 200 cc di acqua tiepida) a giorni alterni per un periodo non troppo lungo per evitare di incorrere nella situazione opposta di eccessiva alcalinizzazione, diminuzione drastica di lattobacilli e insorgenza di vaginosi batterica.
La misurazione del pH di controllo dopo 5-6 giorni ha dimostrato l’efficacia del trattamento.
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