Morfina: analgesico oppioide – il nome morfina deriva da Morfeo, dio greco del sonno. La morfina è un alcaloide naturale estratto dall’oppio, ottenuto facendo essiccare il liquido lattiginoso che fuoriesce dalla capsula immatura del Papaver somniferum dopo averla incisa.
La morfina è un agonista selettivo dei recettori oppioidi μ i quali permettono la percezione del dolore. Stimolando tali recettori si induce analgesia. I recettori oppioidi μ si riscontrano soprattutto nella sostanza grigia adiacente all’acquedotto e nelle corna posteriori del midollo spinale.
La somministrazione di soli 10 mg di morfina per via parenterale, è in grado di ridurre di almeno l’80% la percezione del dolore.
Miosi, depressione respiratoria, ridotta motilità gastro-intestinale ed uno stato di euforia, rilassamento e diminuzione dell’ansia insorge subito dopo l’assunzione di morfina. Questo piacevole stato d’animo è tuttavia transitorio e già dopo pochi minuti subentrano sintomi depressivi e narcotici.
PREPARATI COMMERCIALI DI MORFINA CLORIDRATO
10 mg/1 ml Soluzione iniettabile
20 mg/1 ml Soluzione iniettabile
50 mg/5 ml Soluzione iniettabile
100 mg/5 ml Soluzione iniettabile
100 mg/10 ml Soluzione iniettabile
200 mg/10 ml Soluzione iniettabile
La morfina può essere somministrata in compresse per via orale, supposte, fiale endovena, sottocutanea, intratecale o epidurale.
La somministrazione di morfina, soprattutto se prolungata, può causare la comparsa di tolleranza (progressivo bisogno di dosi più elevate per ottenere lo stesso effetto) e dipendenza. Pertanto la morfina può essere utilizzata solo sotto controllo del medico e nei casi in cui altri medicinali antidolorifici non siano stati efficaci.
La tolleranza alla morfina si presenta con una riduzione dell’efficacia e della durata dell’effetto antidolorifico. L’aumento della dose non comporta rischi per la respirazione (depressione respiratoria). La tolleranza a questo medicinale termina dopo pochi giorni dalla sospensione del trattamento.
• La dipendenza da morfina si manifesta contemporaneamente alla tolleranza, specialmente in prossimità dell’interruzione della somministrazione di morfina. La dipendenza è caratterizzata da una serie di sintomi (che nel loro insieme costituiscono la “sindrome da astinenza”) come: sensazione di dolore diffuso, diarrea, ipertensione, sensazione di freddo, che si presentano entro poche ore dall’assunzione dell’ultima dose. I sintomi d’astinenza raggiungono l’intensità massima entro 36-72 ore per poi regredire gradualmente. I sintomi più frequenti nelle prime 24 ore sono irrequietezza, sbadigli, dilatazione delle pupille (midriasi), lacrimazione, rinorrea, aumentata sudorazione e pelle d’oca (orripilazione).
Dopo le 24 ore possono comparire contrazioni involontarie dei muscoli (fascicolazioni e spasmi muscolari), dolori all’addome e alle gambe, lombalgia, cefalea, starnuti, debolezza, ansia, irritabilità, insonnia, agitazione, anoressia, nausea, vomito, diarrea, disidratazione, perdita di peso, tachicardia, tachipnea, ipertensione, febbre e disturbi vasomotori. Se non trattati, questi sintomi possono scomparire in 5-14 giorni
Overdose – Nell’immediato uno dei rischi più pericolosi è l’overdose che si manifesta immediatamente dopo l’iniezione endovenosa o con un ritardo variabile se la droga è assunta per via orale. I sintomi da overdose di oppiacei comprendono:
- depressione respiratoria (bradipnea/apnea), respiro superficiale o affannoso fino all’arresto respiratorio ed exitus.
- Miosi, elevata costrizione delle pupille (pupille “a spillo“);
- perdita di coscienza
- Bradicardia
- flaccidità dei muscoli scheletrici
- Ipotensione arteriosa.
- Cute pallida, bluastra, umida e/o fredda.
- nausea e vomito
- Diarrea
- Iperalgesia
L’overdose può condurre a morte per arresto respiratorio soprattutto in presenza di patologia cardiaca, renale, epatica e respiratoria. L’overdose si presenta con maggiore gravità se l’assunzione di oppioidi è stata praticata per via venosa e in soggetti che assumono oppiacei saltuariamente o dopo un periodo di astinenza (anche 3 giorni) quando la tolleranza agli oppioidi è diminuita significativamente. Altre possibili complicanze da overdose comprendono: aspirazione di vomito nei polmoni, insufficiente ossigenazione cerebrale con lesioni neurologiche anche gravi. Nell’assunzione per via endovenosa la perdita di coscienza può verificarsi entro pochi secondi o al massimo pochissimi minuti.
Nelle overdose si usa il Narcan che come il naloxone blocca i recettori ma ha una durata minore (ore).
Ad oggi non vi sono terapie farmacologiche efficaci per il trattamento dell’abuso di cocaina, anfetamine (ecstasy) o cannabis.
In caso di assunzione endovenosa contemporanea di eroina e cocaina (speedball) la perdita di coscienza può essere ritardata (10-15 minuti dopo l’iniezione): l’effetto della cocaina, infatti, sostiene la respirazione ed il circolo nei primi minuti ma dura molto di meno di quello dell’eroina. Quando l’effetto della cocaina svanisce, intervengono la depressione respiratoria e cardiocircolatoria indotte dall’eroina.