Idrocefalia: dilatazione ventricolare determinata da un eccessiva quantità di liquido cefalo-rachidiano (LCR). Interessa i due ventricoli laterali e il 3° ventricolo. E’ la causa più comune di macrocrania neonatale. Il LCR si forma nel plesso coroideo, che si trova in tutti e quattro i ventricoli cerebrali. Da lì, il liquido cerebrospinale entra nello spazio subaracnoideo con le sue dilatazioni, le cosiddette cisterne. L’intero spazio LCR contiene circa 150 ml di LCR (20% nei ventricoli e 80% nello spazio subaracnoideo).
L’idrocefalia si verifica quando la produzione di LCR eccede il suo riassorbimento; è quasi sempre dovuto a una ostruzione dell’acquedotto di Silvio (piccolo canale che collega il 3° al 4° ventricolo)
più raramente, può essere determinato da un’ostruzione a livello dei forami del IV° ventricolo (forami di Luschka e Magendie), degli spazi subaracnoidei intorno al tronco o attorno agli emisferi cerebrali. Oppure l’idrocefalo può essere semplicemente dovuto a iperproduzione eccessiva di LCR che i normali meccanismi di riassorbimento non riescono a compensare.
L’idrocefalo può essere comunicante o non comunicante. Quest’ultimo è la forma classica di ostruzione canalicolare descritta sopra. L’idrocefalo comunicante invece si verifica quando il LCR scorre liberamente nei ventricoli e risulta bloccato da un’ostruzione parziale dello spazio subaracnoideo o, più frequentemente, esiste un’eccessiva produzione di LCR senza ostruzione al suo efflusso. Quest’ultima evenienza si verifica in caso di:
- Spina bifida
- Emorragie intracraniche
- Infiammazioni meningee conseguenti ad infezione o presenza di sangue nello spazio subaracnoideo
- Infezioni
- Anomalie cromosomiche
- Anomalie genetiche
- Idiopatica
Le suture si presentano allargate e possono evidenziarsi calcificazioni intracraniche, aree di assottigliamento delle ossa o le cosiddette ossa “a metallo battuto“ a causa della prolungata ipertensione endocranica. L’ecografia mostra il grado di dilatazione del sistema ventricolare e, ripetuta successivamente, documenta la progressione dell’idrocefalo.
L’idrocefalia viene definita lieve o borderline se la misura dell’atrio è compresa tra 10 e 15 mm; viene definita severa per valori >15 mm. L’idrocefalia severa è spesso associata ad un outcome sfavorevole; l’idrocefalia borderline ha un outcome più favorevole fino a 12 mm e meno favorevole tra i 13-15 mm. La prognosi è grave: ritardo mentale e morte fetale.
DIAGNOSI
- La risonanza magnetica (MRI) è considerata il gold standard diagnostico. Tipicamente mostra idrocefalo da occlusione triventricolare con dilatazione dei ventricoli laterali e del 3° ventricolo e dimensioni normali del 4° ventricolo.
La diagnosi ecografica si basa su una serie di immagini caratteristiche che comprendono:
- innanzitutto la dilatazione ventricolare che però deve essere sempre confermata dopo la 18-22ª w. I normali diametri dei ventricoli laterali fetali sono >10 mm. Un diametro ≥15 mm conferma una diagnosi di idrocefalia fetale. La dilatazione del corno occipitale dei ventricoli laterali è indicata in letteratura come il segno più precoce di idrocefalia, seguito dalla dilatazione del corno frontale ma non è rara la situazione inversa. Per la valutazione dell’ampiezza ventricolare si può utilizzare il rapporto ventricolo/emisfero (V/E) che si ottiene dividendo la distanza compresa tra la parete laterale del ventricolo laterale ed eco mediana con l’ampiezza massima dell’emisfero. Normalmente il rapporto V/E è <0,5 dopo la 17a w. La scansione sagittale paramediana sembra essere particolarmente indicata per le misurazioni dell’ampiezza dei ventricoli laterali.
- Assottigliamento progressivo dei plessi corioidei
- Separazione dei plessi corioidei dalla parete mediale dei ventricoli laterali con una gradualità correlata all’aggravarsi dell’idrocefalia:
- <3 mm = normale
- 3-5 mm = “zona grigia”.
- >5 mm = separazione anomala caratterizzata dal segno del plesso coroideo “sospeso”
Il riscontro di un DBP aumentato e un assottigliamento delle ossa craniche sono segni tardivi.
La diagnosi differenziale dell’idrocefalia va fatta con altre lesioni intracraniche occupanti spazio (p. es., ematomi subdurali, poroencefalia) e anche con il megaloencefalo (cervello abnormemente voluminoso e malfunzionante).
L’idrocefalia è spesso associata con la cisti di Dandy-Walker o la malformazione di Arnold-Chiari, gravi malformazioni della fossa cranica posteriore.
La cisti di Dandy-Walker è una malformazione evolutiva nella quale il IV° ventricolo diventa una cavità cistica, che di solito è responsabile dell’idrocefalo. Alla scansione ecografica si osserva lo spostamento superiore del solco dei seni laterali. Di solito l’idrocefalo, che ne consegue, richiede una derivazione liquorale.
La malformazione di Arnold-Chiari è un anomalia di formazione delle strutture posteriori del cervello. La forma più grave consiste nell’allungamento delle tonsille cerebellari, che protrudono attraverso il foramen magnum; nell’accollamento dei collicoli e nell’ispessimento del tratto superiore del midollo spinale cervicale.
Terapia – L’idrocefalo viene spesso trattato con il posizionamento chirurgico di un sistema di shunt che devia il flusso di LCR da un sito all’interno del sistema nervoso centrale a un’altra area del corpo dove può essere assorbito come parte del processo circolatorio. Un numero limitato di individui può essere trattato con una procedura alternativa chiamata terzo ventricolo-cisterno-stomia endoscopica. In questa procedura, viene praticato un piccolo foro nel pavimento del terzo ventricolo, consentendo al CRL di bypassare l’ostruzione e drenare direttamente nelle cisterne prepontine e da lì ulteriormente negli altri spazi extraventricolari del liquor. Uno stent posizionato in loco assicura il mantenimento della pervietà del neostoma. Nei neonati, il tasso di successo è <60-70% e nei neonati è del 50% circa.
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