Laparocele: estroflessione di visceri addominali e/o omento attraverso una breccia della ferita chirurgica laparotomica provocata dal cedimento dei punti di sutura. Il termine laparocele deriva dalle parole greche laparo/addome, e kele/ernia.
Il laparocele va nettamente distinto dalla diastasi dei muscoli retti addominali cioè un allargamento dello spazio che esiste tra i due muscoli retti che si verifica senza che vi siano stati precedenti interventi chirurgici.
Le dimensioni dei laparoceli vanno dai 2-3 cm a oltre 10 cm: esistono anche le laparoceli cosiddetti “mostruosi” con completo sventramento della parete addominale. Oggi, con il progredire della chirurgia mini-invasiva o laparoscopica, si riscontrano perlopiù piccoli laparoceli, soprattutto ombelicali, a livello delle incisioni attraverso le quali sono stati introdotti gli strumenti per eseguire l’intervento.
Epidemiologia – Il laparocele è una patologia che interessa circa il 30% dei pazienti sottoposti a chirurgia addominale aperta. Si evidenzia come una tumefazione nella zona della cicatrice chirurgica.
Eziologia – Le condizioni più frequenti che predispongono alla formazione di un laparocele sono:
- infezione del sito chirurgico
- aumenti improvvisi della pressione endo-addominale (vomito, tosse, sforzi) nell’immediato decorso post operatorio.
- malattie sistemiche come il diabete
- inadeguatezza del materiale di sutura
- errori di tecnica chirurgica
Fattori di rischio – Il laparocele è più frequente:
- nelle persone anziane nelle quali i processi di cicatrizzazione sono più lenti o incompleti;
- negli obesi e nei pazienti sovrappeso, nei quali è più difficile suturare i vari strati dell’addome (peritoneo, fasce muscolari, sottocute e cute);
- nei pazienti bronchiti cronici, che hanno tosse insistente, che determina un aumento costante e progressivo della pressione addominale;
- nei pazienti che abbiano subito plurimi interventi chirurgici sull’addome.
- nei pazienti che hanno abusato di farmaci antinfiammatori steroidei
Diagnostica e Sintomatologia: Può esordire con una sintomatologia dolorosa addominale alternante o in alcuni casi acuta, tale da richiedere un pronto soccorso e un intervento chirurgico d’urgenza per strozzamento e occlusione intestinale. Il paziente può notare unicamente un piccolo rigonfiamento a livello della cicatrice chirurgica, rigonfiamento morbido alla compressione e che aumenta sotto i colpi di tosse o manovra di Valsalva.
Gli esami strumentali (ecografia, TAC, RNM) servono unicamente a evidenziare le caratteristiche del laparocele e dei visceri in esso contenuti.
Complicazioni – Le complicanze di una laparocele sono le stesse di tutte le altre ernie: la presenza di un’ansa intestinale o del grasso omentario nel laparocele può provocare nausea e vomito.
Tuttavia, se i visceri erniati non rientrano nel cavo peritoneale, si può verificare o una occlusione intestinale o una strizzatura del materiale in esso contenuto (vomito fecale).
In questi casi il chirurgo, con opportune manovre manuali, è talora in grado di ridurre il tessuto contenuto nel laparocele: quando ciò non è possibile, occorre intervenire in urgenza.
Un’altra complicanza della laparocele è l’ulcerazione della pelle sovrastante. Questo evento si verifica con maggiore frequenza nei grandi laparoceli, presenti da molto tempo.
La terapia del laparocele è chirurgica e si avvale della classica tecnica a cielo aperto che prevede apertura della parete addominale attraverso la stessa breccia del laparocele. Attualmente si preferisce la via celioscopica, se non ci sono aderenze parieto-viscerali o in presenza di laparoceli di grosse dimensioni. L’intervento laparotomico ovviamente è molto più invasivo di quello lps e negli ultimi anni sta trovando sempre meno impiego, in quanto alla sua grande invasività associa una minore efficacia (1-5).
Dopo aver ridotto i visceri in cavità peritoneale, si ripara la breccia con apposizione di una mesh di propiletilene a due facce: quella ruvida è rivolta verso la parete mentre quella liscia è rivolta verso la cavità addominale. La mesh è bloccata con alcuni punti di sutura metallici a forma di vite.
L’anestesia generale è preferibile a quella epidurale.
Varianti tecniche: in caso di laparoceli di grosse dimensioni (>10 cm) si ricorre alla
- “tecnica sandwich peritoneale” in cui una rete è posizionata tra due strati peritoneali
- “tecnica sandwich double mesh”“ detta anche “riparazione protesica doppia” o “riparazione intraperitoneale double mesh”
- “tecnica di separazione dei componenti con doppia maglia” (6-11).
Prevenzione – Utilizzando le incisioni trasversali si verifica raramente il laparocele perchè i piani di ricostruzione della parete addominali sono sfasati e quindi offrono maggiore resistenza alla tensione.
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