ANNESSIECTOMIA COMPLEMENTARE: PRO e CONTRO:
A) PRO OVARIECTOMIA:
1) Prevenzione del ca. ovarico: Il rischio di sviluppare carcinoma ovarico varia nella popolazione generale dallo 0.2% al 2% (4) ed aumenta con l’età passando da 1.2% all’età di 40 anni fino a 5.8% all’età di 65-70 anni (5,6).
2) «Sindrome dell’ovaio residuo»: caratterizzato da dolore cronico pelvico, massa pelvica e dispareunia. Descritta per la prima volta da Grogan nel 1967 (8). Frequenza: 2% di tutte le isterectomie ed il rischio è maggiore se l’intervento è eseguito per PID o endometriosi.
3) Maggiore rischio di lesioni ureterali in corso di reinterventi per annessiectomia post-isterectomia.
4) Possibilità di HRT (terapia ormonale sostitutiva): il suo impiego ovvia ai problemi di carenza estrogenica anche se con una certa variabilità di risultati e compliance della paziente.
B) CONTRO:
1) Deficit da carenza estrogenica: instabilità vasomotoria (vampate di calore, sudorazione notturna, palpitazioni, cefalea), atrofia genito-urinaria, disturbi psicologici, instabilità emotiva, osteoporosi (frattura di anca, frattura di femore), malattia coronarica.
2) Deficit della sintesi di testosterone difficile da sostituire. Mentre la produzione di estrogeni in menopausa avviene quasi esclusivamente attraverso un meccanismo di aromatizzazione periferica a partire dall’androstendione (A) circolante di origine prevalentemente surrenalica, la produzione di testosterone (T) da parte dello stroma ovarico continua anche in menopausa (4). Siccome il tessuto stromale aumenta con l’età, aumentano consensualmente la produzione di T e, sia pure in misura molto minore, quella di A che come si è detto prima è prodotto quasi esclusivamente dal surrene. La quota androgenica è verosimilmente importante nel mantenimento della salute della donna anziana e l’ovariectomia profilattica non può quindi essere considerata priva di effetti sfavorevoli neppure nella donna in menopausa. A queste osservazioni i fautori dell’ovariectomia rispondono che la conservazione delle ovaie dopo isterectomia non assicura il loro normale funzionamento come dimostra la comparsa di sintomi menopausali e menopausa precoce fra donne in età fertile sottoposte a isterectomia senza ovariectomia. Ciò sarebbe dovuto al fatto che come diretta conseguenza dell’intervento di isterectomia si ha un’alterazione del flusso ematico nell’ovaio. L’irrorazione dell’ovaio infatti è sostenuta per 1/3 dall’a. ovarica che viene risparmiata e per 2/3 dall’a. utero-ovarica che invece viene legata (9,10). Tale alterazione si verifica anche dopo gli interventi di sterilizzazione tubarica e produce, oltre che una diminuzione della produzione steroidea, anche una diminuzione del rischio di sviluppare carcinoma ovarico (5).
3) Le donne con ovaie in situ vivono più a lungo.
. CONCLUSIONI SULLA OVARIECTOMIA:
Prevale l’orientamento a conservare le ovaie prima dei 40 anni e ad asportarle in menopausa; molta incertezza per gli anni 40-50. In quest’ultima situazione acquista molta importanza il computo dei fattori pro/contro e la possibilità di poter effettuare la HRT. Da uno studio degli Ospedali della Lombardia nel periodo 1996-1999 su 56.162 donne si ricava che l’ovariectomia complementare è stata effettuata nel 47.9% dei casi di isterectomia e nel 59.4% negli interventi addominali e nel 25% degli interventi vaginali (1,2).
LE ALTERNATIVE TERAUPEUTICHE ALL’ISTERECTOMIA
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Enzo Volpicelli