Il tumore di Brenner è una neoplasia ovarica descritta per la prima volta dal medico tedesco Fritz Brenner, quasi sempre benigna; nel 90% dei casi è monolaterale e nell’80% interessa l’ovaio sinistro.
Epidemiologia: rappresenta circa l’1,4-2,5% di tutti i tumori ovarici. Si riscontrano più comunemente nelle donne in postmenopausa e l’età può essere un fattore nel loro sviluppo. Si ritrovano frequentemente in associazione ad altre neoplasie epiteliali ovariche benigne; soprattutto cistoadenoma mucinoso.
Sintomatologia: le forme benigne sono quasi sempre asintomatiche soprattutto se il tumore è piccolo. Tuttavia, in alcuni casi, i sintomi possono includere:
- Dolore o fastidio pelvico: Ciò può verificarsi se il tumore diventa più grande o preme sulle strutture vicine.
- Gonfiore e tensione addominale: Un tumore più grande può causare una sensazione di pienezza o gonfiore nell’addome.
- Disturbi urinari: Se il tumore preme sulla vescica, può causare una minzione più frequente.
- Irregolarità mestruali: In rari casi i tumori di Brenner possono causare alterazioni del ciclo mestruale, sebbene ciò sia insolito per i tumori benigni (1-3).
Diagnosi differenziale: La diagnosi differenziale principale da considerare nei casi di neoplasia solida è con il fibroma ovarico e il tecoma ma anche con un leioma peduncolato.
Markers – Non sono stati identificati marcatori tumorali affidabili per il tumore maligno di Brenner. L’antigene canceroso 125 (CA125) è elevato solo in alcune pazienti ma i livelli di CA125 non sono correlati allo stadio o al carico tumorale.
USG: gli US rappresentano la metodica di imaging di prima linea per la valutazione dei tumori ovarici ma il quadro ecografico è complesso e non specifico. Il tumore di Brenner si evidenzia come una massa in sede annessiale a struttura solida ipoecogena, scarsamente o per nulla irrorata. Nel 60% dei casi si ritrovano multiple calcificazioni millimetriche proiettanti coni d’ombra posteriori e nel 20% cisti monoloculari o, più raramente multiloculari, contenenti liquido francamente anecogeno.
TAC e RMN – La RM costituisce la tecnica gold-standard per la caratterizzazione dei tumori ovarici. l’aspetto TC e RM dei tumori a cellule transizionali varia a seconda del tipo di tumore. I tumori benigni di Brenner si presentano solidi omogenei, ipotensi o con pattern cistico uniloculare; l’intensità di segnale è bassa e omogenea in T 2 WI che riflette il loro abbondante contenuto fibroso, che rappresenta il segno distintivo del componente Brenner. I tumori maligni si presentano solidi eterogenei o cistici multiloculari. Le caratteristiche dell’imaging benigna/maligna si sovrappongono e la diagnosi finale si basa sull’istopatologia.
La TC è il metodo migliore per dimostrare le calcificazioni.
Macroscopicamente i tumori a cellule di Brenner si presentano come masse solide, nettamente circoscritte e di colore giallo-marrone chiaro con dimensioni da 0,3 a 12 cm (media 2,5 cm). Le forme benigne e bordeline presentano una superficie esterna liscia e al taglio sono generalmente uniloculate; le forme maligne hanno superficie esterna irregolare e al taglio sono presenti aree solide, necrotiche ed emorragiche
Istologicamente il tumore di Brenner origina dall’epitelio ovarico superficiale ed è caratterizzato da nidi ben circoscritti di epitelio di transizione, simile all’urotelio, circondati da cellule stromali fibrose. Circa il 2-5% sono varianti borderline e maligne, che si presentano più comunemente con sintomi, tra cui il dolore addominale, la pressione pelvica o, meno frequentemente, il sanguinamento uterino anomalo (4-6).
Il tumore maligno di Brenner è costituito da foglietti e trabecole anastomotiche di cellule pleomorfe di alto grado con nuclei ipercromatici ingranditi, nucleoli prominenti e aumentata attività mitotica
Sono stati segnalati anche casi insoliti (e rari) di tumore di Brenner localizzati al testicolo (12).
Terapia –
- Similmente ad altri carcinomi ovarici epiteliali, la chirurgia demolitiva con isterectomia totale, omentectomia è il pilastro del trattamento per il MTB.
- la dissezione linfonodale di routine nei pazienti con MBT è probabilmente a basso rendimento e la decisione di procedere con la linfadenectomia durante la gestione operativa iniziale dovrebbe tenere conto sia dei risultati clinici che di quelli di imaging, nonché della considerazione del rischio di morbilità del tempo chirurgico e delle procedure aggiuntive nel contesto del singolo paziente.
- La chemioterapia adiuvante per i pazienti con MBT è stata discussa nella letteratura recente. È stato proposto che i pazienti con almeno lo stadio IC debbano ricevere chemioterapia adiuvante e un approccio più conservativo con sorveglianza dovrebbe essere riservato ai pazienti con malattia allo stadio IA (13-17).
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