ASMA IN GRAVIDANZA
- Sodio cromoglicato: per aerosol costituisce il farmaco di 1a scelta in gravidanza. Antinfiammatorio disponibile sotto forma di polvere per uso inalatorio. Il dosaggio usuale è di 20 mg 4 volte al dì. Il farmaco esercita il suo effetto inibendo il rilascio di mediatori chimici dai mastociti polmonari. Questo farmaco, per la sua efficacia e per la sua pressochè totale mancanza di effetti collaterali sia della madre che sul feto, è il più usato in gravidanza per prevenire l’insorgenza della crisi.
- β-mimetici aerosol: In caso di attacco acuto di asma le p/ti possono essere trattate con somministrazione di agonisti β-simpatici (salbutamolo, (Ventolin®), salbuterolo, fenoterolo (Dosberotec®), albuterolo, metaproterenolo) per via inalatoria. Durante i periodi di «respiro sibilante» devono essere effettuate due inalazioni ogni 4-6 ore. Per ottenere l’effetto ottimale, la p/te, prima di iniziare il trattamento, deve espirare completamente, inspirare mentre si autosomministra il farmaco per una completa inalazione e trattenere il respiro per diversi secondi. I stimolanti assunti come spray sono probabilmente tutti sicuri. Il farmaco di maggiore esperienza e privo di effetti teratogeni è il Salbutamolo[1]: L’adrenalina[2] sottocute è utilizzabile in casi di grave emergenza a partire dal 3° mese e solo in caso di eventi anafilattici poiché questo farmaco può indurre contrazioni uterine, sofferenza fetale e morte fetale.
- Corticosteroidei inalatori: prevengono i sintomi tramite la limitazione dell’edema alveolare e della secrezione del muco bronchiale che avvengono di pari passo con l’infiammazione.
- Metilxantine: Se la terapia inalatoria intermittente non è sufficiente, deve essere intrapreso un trattamento per via orale con metilxantine, che esercitano il loro effetto terapeutico inibendo l’azione della fosfodiesterasi, enzima coinvolto nel metabolismo dell’AMP ciclico. L’inibizione della fosfodiesterasi provoca un aumento della concentrazione del cAMP, che porta all’attivazione delle chinasi e ad un aumento del sequestro del calcio intracellulare che provoca a sua volta il rilasciamento del muscolo liscio. Le metilxantine inibiscono la forza, ma non la frequenza, delle contrazioni uterine per cui il loro impiegato comporta un rischio teorico di gravidanza pretermessa o travaglio abnormemente lungo. Questi farmaci attraversano la placenta e i livelli sierici materni e fetali sono quasi identici. Non si conoscono effetti teratogeni attribuiti a questi farmaci, ma è stato ipotizzato che possono accelerare lo sviluppo della maturità polmonare fetale.
4a. Aminofillina[3], alla dose di 200-300 mg 4 volte al dì, può essere impiegata per via orale o, in casi di emergenza, per via endovenosa.
4b. Teofillina retard[4]: per un trattamento più prolungato è preferibile usare la preparazione di teofillina a lento rilascio. Per un effetto ottimale, il dosaggio deve essere aggiustato secondo i valori serici della teofillina, con valori terapeutici compresi tra 10 e 20 µ/ml. I potenziali effetti collaterali materni sono costituiti da nausea, vomito, anoressia, ansia e tremore. A livelli tossici possono verificarsi aritmie cardiache e convulsioni epilettiformi; per tale motivo oggi la teofillina è considerata farmaco di quarta scelta dopo cromoglicato sodico, β-mimetici e cortisonici.
a) esame spirometrico periodico: sia per modulare la posologia terapeutica sia per differenziare l’asma da altre cause di dispnea eventualmente associate;
b) valutazione USG GASA: per scoprire precocemente eventuali segni di ritardi di crescita (IUGR).
Modalità di espletamento del parto: La paziente può partorire spontaneamente. Se è indicato il taglio cesareo è preferibile l’anestesia peridurale.